Il CON-TATTO nella relazione d’aiuto tra operatore e la persona che con-vive con la demenza è sempre presente nella nostra attività lavorativa. Una mano calda, sicura, avvolgente, protettiva. Una mano pronta ad aiutare laddove farlo da soli diventa difficile. Ma anche un contatto che sa diventare comunicazione.
L’ afasia compromette l’uso del linguaggio, e comunicare con il resto del mondo può diventare impossibile!
Non è poi così vera questa espressione. Chi stabilisce che il linguaggio più comprensibile sia quello verbale?
Chi come noi, lavora nel campo delle relazioni e della cura sa benissimo come smentire tale affermazione. Quando tutto sembra cancellato e l’afasia può lasciarti senza parole è lì che scopri, o meglio riscopri altri modi di comunicare.
Il giorno in cui LUI è stato accompagnato nella nostra struttura, ci hanno parlato di una persona restia al contatto visivo, aggressiva e incline al muoversi liberamente. Il suo sguardo è basso, la sua andatura curva, non comunica verbalmente ed è circondato da persone che non conosce.
In quel momento ci sentiamo impotenti, smarriti, vorremmo aiutarlo ma non lo conosciamo bene.
E poi LUI “non parla” quindi come facciamo a capirlo??….
Passano i giorni, impariamo a conoscerci affrontiamo il suo sguardo, cerchiamo un contatto rispettando i suoi tempi e cercando la sua approvazione; insieme abbattiamo i muri.
…. A LUI non piace la confusione, si agita ed è per questo che preferisce allontanarsi. Ha degli occhi bellissimi, non li nasconde più, adesso finalmente ha trovato gente pronta a comunicare con un linguaggio che non ha bisogno di parole per essere sentito. Probabilmente più nessuno si rivolgeva a lui guardandolo negli occhi perché troppo concentrati sulla malattia e non sulla persona.
Adesso LUI è diverso ci riconosce, ci ha accettati nella sua vita. Comunica con noi attraverso lo sguardo, ci sorride, si prende anche un po’ gioco di noi e dei nostri talvolta goffi movimenti. Accetta volentieri i nostri abbracci, li ricambia e si commuove con noi.
Abbiamo imparato ad ascoltare i nostri sensi senza pregiudizi o etichette. La nostra professione ci insegna che non smettiamo mai di comunicare, eppure per la maggior parte del tempo ne siamo del tutto inconsapevoli.
ELEONARA e MARINA O.S.S. della PIA COMUNITA’ CECILIA VENTRICELLA